freedom of being

Una persona “consapevole” è già sulla strada della propria evoluzione. 

Queste parole hanno accompagnato la mia riflessione e ricerca della giornata. Mi sono ritrovata a dovermi autovalutare su un progetto praticamente mai portato a termine; ultimamente la mia vita si compone di cose lasciate a metà. Sono sempre molto severa quando si tratta di dovermi giudicare, molti fattori mi farebbero giungere alla conclusione che non aver portato a termine un progetto sia sinonimo di fallimento. Tuttavia, analizzando il piccolo percorso discontinuo, sono riuscita a ritrovare delle componenti positive che mi hanno fatto in parte ritrattare, o per lo meno mi hanno donato un po’ più di serenità. In molte occasioni mi sono sentita “abbandonata” a me stessa, la mancanza di una guida da una parte mi ha permesso una grande indipendenza e nessuna restrizione, dall’altra tuttavia ha reso sempre più evidente nel corso del tempo il bisogno di avere modelli positivi di riferimento. Penso di aver imparato anche dalla negatività, ho capito quanto sia importante programmare, porsi degli obiettivi e cercare in tutti i modi di raggiungerli, ho imparato che occorre spendere del tempo per cercare di arrivare al bambino veramente, che premi e punizioni generano comportamenti solo di riflesso e non veramente consapevoli. Ho capito quanto sia importante collaborare con il proprio partner lavorativo cercando di evitare il bipolarismo. Ho imparato a rispettare i piaceri innati del bambino, quali il disegno e la manipolazione, e di non tramutarli in mero lavoro. Non si può improvvisare un’attività educativa senza aver valutato il contesto e i prerequisiti o si rischierà di fallire. Sotto molti aspetti ho capito chi non voglio essere. Ho consapevolezza dell’ESSERE, sono in grado di SAPERE, ma pecco nel SAPER ESSERE nella sua globalità. Manco di costanza e determinazione, non riesco ancora a creare scale di priorità e importanza, ho fretta di finire ma non faccio nulla per accelerare i tempi.  Mi rendo conto di avere potenzialità e non utilizzarle, nascondendomi dietro a mille scuse solo perchè forse potrei farcela davvero.

In effetti la paura più grande non è fallire.. ma arrivare alla meta e pensare “e adesso???”

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